Il ruolo chiave dell’operatore di quartiere. Intervista a Jenny Chilcho e Giovanna Pappadà
Adriano SiCura è una rete di servizi per la presa in carico delle esigenze di salute delle persone anziane nel quartiere Adriano di Milano, un progetto nuovo e necessario che fa della sinergia tra differenti figure professionali il suo punto di forza. Infermieri di famiglia e comunità, operatori socio-sanitari di quartiere, psicologi, volontari di prossimità, assistenti sociali, personale altamente qualificato in grado di intercettare potenziali situazioni di fragilità delle persone anziane.
Con Giovanna Pappadà e Jenny Chilcho, operatrici di quartiere per Adriano SiCura, indaghiamo le varie sfaccettature del lavoro, delle attività e del supporto che tale figura professionale è chiamata a svolgere per aumentare il benessere fisico, piscologico e sociale della popolazione anziana di Quartiere Adriano.
“La figura di operatore di quartiere è poliedrica. Le mansioni da sbrigare sono molteplici ma accomunate da un unico obiettivo: cercare di essere un punto di riferimento per l’anziano solo o in difficoltà, affinché trovi in Adriano SiCura un porto sicuro e accogliente e in grado di aumentare il proprio benessere” ci racconta Giovanna Pappadà.
“Nello specifico, si tratta di attività di monitoraggio e telemonitoraggio di anziani soli o in difficoltà, dell’organizzazione di percorsi di formazione e tutoring ai caregiver ma anche dell’erogazione di terapie non farmacologiche individuali e di gruppo come la stimolazione cognitiva, la terapia occupazionale e psicomotricità” afferma Jenny Chilcho.
La psicomotricità, ad esempio, è affrontata dalle operatrici di quartiere con attività di ginnastica dolce, spesso effettuate in piccoli gruppi, attraverso le quali gli anziani che presentano difficoltà motorie hanno la possibilità di beneficiare di esercizi specifici per la muscolatura e, allo stesso tempo, di costruire relazioni di fiducia, nutritive e di supporto con l’operatrice e gli altri membri del gruppo.
“Come prima cosa occorre mettere a proprio agio la persona che ho davanti e come si fa? Si fa osservando, ascoltando: avvicinarsi a persone che magari sembrano un po’ chiuse e offrire loro un caffè, scambiare due battute, tenere una mano, ascoltare in silenzio quando riaffiorano ricordi dolorosi o problematiche di vario genere. Gli anziani hanno bisogno di essere ascoltati e, quando lo si fa, è un mondo che si apre” continua l’operatrice di quartiere.
“Piano piano acquistano fiducia, loro devono conoscere te e noi loro: così si costruisce una relazione personale, amicale e di fiducia. Non siamo macchine, ci vuole tempo. Con l’esperienza sappiamo che è così. A volte diventiamo quasi una famiglia per loro, magari per chi ha familiari che non riescono a prendersi cura di loro” aggiunge Giovanna Pappadà.
Diverse, a tal proposito, sono le attività di socializzazione e inclusione con il Quartiere Adriano che danno valore al progetto Adriano SiCura. C’è il FabLab – una fucina creativa nella quale s’intrecciano laboratori di sartoria, falegnameria e tessitura a telaio – ci sono gruppi di conversazione e socializzazione oppure laboratori di scrittura figurativa come quello curato da Giovanna.
“Il laboratorio di scrittura figurativa ruota intorno ad alcune domande che stimolano l’immaginazione e la fantasia dei partecipanti (ad esempio, ‘Cosa vedi dalla finestra di casa tua, cosa invece vorresti vedere’), che facciano affiorare ricordi o incentivino una riflessione (ad esempio, ‘Immagina che ti venga a trovare un’emozione. Com’è fatta? Come la vedi?). Spesso il mettersi a nudo, in questo caso attraverso la scrittura, fa avvicinare le persone, fa nascere legami e amicizie che poi proseguono nel tempo”.
Non mancano poi, tre le mansioni dell’operatore di quartiere, attività di supporto digitale come la compilazione online di documenti specifici o la richiesta di certificati, esenzioni etc., attività di sensibilizzazione e formazione sul territorio, impieghi che fanno dell’operatore di quartiere una figura chiave all’interno del progetto Adriano SiCura.